visita la casa del Vescovo

Il Resp. Scientifico

Il progetto Sacra imago, che ha avuto come soggetto attuatore l’Arcidiocesi di Lecce d’intesa con la Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, in primo luogo, è nato per una ricognizione, inventario e catalogazione dei Beni culturali ed artistici dell’Episcopio lupiense nel contesto museale di piazza Duomo, con la consapevolezza che «uno degli elementi che meglio rivela la civiltà di un popolo è il sentimento dell’arte» (C. De Giorgi). A ciò si aggiunga la necessità di rendere fruibili al vasto pubblico i beni conservati in una «casa museo», superando la dicotomia insita nel concetto di museo, percepito talvolta come istituzione che separa il presente dal passato, il vecchio dal nuovo, il sacro dal profano. Il secondo aspetto delle finalità del progetto è stato quello di proporsi come ipotesi preliminare di una visita in un contesto «privato», in cui i fattori determinanti rimangono gli oggetti osservati, gli osservatori degli oggetti e le condizioni dell’osservazione.

L’Episcopio lupiense, infatti, non è soltanto identificabile come motore di finalità pastorali, che rientrerebbero nella storia della diocesi, ma anche domus episcopalis con i suoi dipinti (su tela e su tavola), con le sue pitture parietali (alcune inedite), con le sue decorazioni pavimentali, con gli oggetti classificabili nelle arti suntuarie, con il suo arredo. Il progetto, perciò, parallelamente si è proposto di recuperare e di riscoprire l’Episcopio come un contesto privato che è anche e soprattutto luogo di cultura, di dialogo, di ricerca del vero e del bello «per la gloria di Dio et pubblica utilità», affinché possa diventare un laboratorio aperto e complesso, con precisi percorsi culturali e religiosi, che, esaltandone i valori vivi, oltrepassando l’accezione comune di luogo di deposito a vantaggio di luogo dinamico, punti fondamentalmente a conservare, comunicare ed esporre per l’educazione, intesa nella sua accezione più ampia, di un vasto pubblico. Nel «Palazzo Vescouale», del resto, come Giulio Cesare Infantino qualifica la residenza del Vescovo lupiense nella sua Lecce sacra (1634), non possono essere escluse le dinamiche storiche, teologiche e liturgiche, preposte all’educazione religiosa di una comunità..

Infatti, la residenza episcopale di Lecce ha una valenza storica, perché legata alla narrazione della Storia della Chiesa salentina; ha un valore teologico, poiché esprime il pensiero della Chiesa locale attraverso la sua immagine; ha un significato liturgico, in quanto luogo di conservazione e di valorizzazione delle testimonianze della memoria storica locale (dalla storia della liturgia alla storia della pietà popolare della diocesi). Il progetto, pertanto, in un momento in cui, a diversi livelli, è in atto un dibattito sui musei virtuali, consegna al vasto pubblico un patrimonio (che nel tempo ha subito notevoli spoliazioni) per renderlo funzionale per la comunità e disponibile per iniziative ed eventi di particolare rilievo, se inserito in opportuni itinerari didattici che tengano anche conto del significativo contesto di riferimento, costituito dalla straordinaria Piazza Duomo, vero e proprio hortus conclusus, con le sue peculiarità e con le sue emergenze. Questa indagine rimane, comunque, il primo tentativo d’individuare organicamente una delle maggiori testimonianze dell’architettura religiosa del capoluogo salentino.

PAOLO AGOSTINO VETRUGNO
Responsabile Scientifico del Progetto